La poetessa Gaspara Stampa |
"Voi ch'ascoltate in queste meste rime,
in questi mesti, in questi oscuri accenti
il suon degli amorosi miei lamenti
e de le pene mie tra l'altre prime,
ove fia chi valor apprezzi e stime,
gloria, non che perdon, de' miei lamenti
spero trovar fra le ben nate genti,
poi che la lor cagion è sì sublime."
Così poetava Gaspara Stampa, poetessa padovana del Seicento, nella Poesia I del capitolo dedicato all'Amore della sua più celebre opera: "Le rime".
Una poesia in cui si augura fama per i suoi versi, comprensione e gloria per ciò che scrive: buon auspicio che probabilmente anche l'autore di questi meno nobili ma comunque suggestivi versi avrebbe voluto sentirsi dire:
"SU LE LABRA E NEL COR
SEMPRE MI SIA
IN VITA E IN MORTE
IL NOME TUO MARIA".
L'incisione in questione a Palazzo dei Camerlenghi |
Ma c'è chi avanza dubbi? Siamo sicuri che questa bella e semplice iscrizione a lato del Palazzo dei Camerlenghi sia proprio dedicata all'amore? Oppure è un sentimento più religioso, un'augurio a una Maria non terrena, ma alla Madre di Dio?
I versi di Gaspara Stampa sarebbero un meraviglioso commento a questa cuirosa iscrizione: non solo nel caso di un amore terreno ma anche di uno mistico, che va al di là di quanto si possa spesso capire, comprendere...
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