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Marcantonio Sabellico |
A Venezia si dedicarono otto grandi storici che dal '400 all'800 collaborarono alla riscoperta di moltissime tradizioni veneziane.
Cominciamo da Marco Antonio Sabellico, letterato romano il cui vero cognome era Cocci. Nato a Vicovaro attorno al 1435 fu discepolo dell'illustre umanista Pomponio Leto, si trasferì a Venezia dove scrisse in latino opere di fama immortale sulla storia della città. Scrisse una notevole storia universale la Enneades sive Rhapsodia historiarum in 92 volumi! Parlò per la prima volta delle leggi e della politica veneziana nel De Venetis magistratibus. Morì nella città lagunare nel 1506. A proseguire la tradizione del Sabellico ci sarà Francesco Sansovino, romano, figlio del più celebre Jacopo Sansovino. Autore di 97 opere tra cui Venetia città nobilissima et singolare (la prima "guida turistica" della città) scrisse una famosa Cronologia ritenuta fino alla fine del '700 il miglior manuale di storia universale in Italia. Nel 1693 nasce a Venezia Flaminio Corner, da nobile famiglia. Dedicherà
la propria vita allo studio della chiesa veneziana, ottenendo
prestiogiosi riconoscimenti da Benedetto XIV. Comporrà il suo libro più
celebre: Notizie storiche delle chiese e monasteri di Venezia. Morì nel 1778 dopo essersi dedicato allo studio della biografia dei principali santi veneziani. Un frate francescano, nato nel 1650, Vincenzo Maria Coronelli pubblicherà la seconda vera guida sulla storia di Venezia: Singolarità di Venezia. Fu tra l'altro autore di numerosi globi e carte geografiche apprezzate per la propria precisione.
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Coronelli |
Segue Giambattista Gallicciolli, nato nel 1733: interessatissimo alle lingue orientali, fu tra i primi a studiare l'ebraico e il siriaco: nel 1782 divenne insegnante di Lettere Greche. Divenne sacerdote per la parrocchia di San Cassiano, dove lavorò per la diffusione della cultura ecclesiastica: tradusse alcuni scritti dei Padri della Chiesa ma il suo capolavoro è il Delle memorie venete antiche profane ed ecclesiastiche in otto volumi. Morì nel 1806, dopo essere stato riconosciuto come il più grande studioso dell'ebraico in Italia della seconda metà del secolo diociottesimo. Ma noi oggi come conosciamo il dialetto veneto? Grazie a Giuseppe
Boerio, nato a Lendinara nel 1754. Laureato in diritto, fece parte della
burocrazia della Repubblica Veneta. Esordì nell'editoria scrivendo un
libro sulle strutture amministrative a Verona. Dedicò uno studio
giuridico del 1791 alla Podestaria di Chioggia, durante il Regno
Lombardo - Veneto cooperò con il Tribunale di Venezia. Un giovanissimo
Daniele Manin gli pubblicò il Dizionario del dialetto veneziano ancor oggi ritenuto il migliore nel suo campo. Morì nel 1832. Ma la cultura veneziana, si sa, è costituita anche dai suoi edifici: le lapidi della città furono tutte copiate, commentate, tradotte ed interpretate da Emmanuele Cicogna (1789 - 1868) nel suo monumentale libro Delle inscrizioni veneziane. Nell'800 tutti questi studi giungeranno nelle mani di Giuseppe Tassini, giurista e letterato veneziano nato nel 1827 che raggruppò tutto in un libro le Curiosità veneziane. In questa simpatica ed interessante opera censì tutte le calli ed i campielli di Venezia, spiegando l'origine del loro nome ed approfittando di questa spigazione per fare importanti considerazioni sulla cultura e sulla civiltà veneziana. Trattiamo infine dell'unica studiosa donna, Giustina Renier Michiel, nata nel 1755. La sua opera principalle fu L' origine delle feste veneziane in cui ogni festa diventava occasione per trattare del motivo della loro istituzione e cioè di particolari eventi storici. Morì nel 1832 e fu un grandissimo dolore per le patrizie venete che così si lamentavano: "E' morta l'ultima gentildonna veneziana!".
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