giovedì 30 giugno 2011

MORTE IN LAGUNA - Il cason dei sette morti

Il Cason dei Sette Morti
E' una storia triste e un po' inquietante quella del Cason dei Sette Morti. Una storia di cadaveri e marinai. Ma andiamo con ordine. XIX secolo. Venezia è italiana ma non dimentichiamoci che è il secolo del Romanticismo che esalta misteri, fantasmi, maledizione e soprannaturale quindi una simile atmosfera avrebbe potuto coinvolgere e suggestionare anche i marinai.
Una nave per la pesca salpa da Venezia. E' un bragozzo e solca lentamente le onde del mare. Sei marinai più il loro capo si preparano ad uscire in laguna in una valle da pesca nella Laguna Sud. Ad accompagnarli un giovane mozzo, Zuanin, che fa quell'umile lavoro per portare qualche soldo in famiglia.
Zuanin gioca con un cagnolino: è un bambino, in fondo, e non è giusto che lavori: dovrebbe giocare. Ma al capo e ai sei marinai non interessa. Sono uomini rudi, duri, anche loro hanno sofferto da piccoli e come per vendetta vogliono far soffrire Zuanin. Il bambino sta ancora giocando quando i pescatori tirano su le reti. Pesano molto. Sotto uno strato di pesce trovano un cadavere. E' già successo. Certo è un fatto macabro ma una cosa non troppo rara in laguna: sarà uscito con la sua barca e poi sarà affondata: il poveretto sarà annegato e la barca giacerà sul fondo del mare mentre il cadavere dello sventurato è risalito a galla, confondendosi con un banco di pesci. I marinai non si preoccupano molto: coprono con un telo il cadavere. Non appena hanno terminato di coprire con un velo il morto il vento inizia a soffiare più forte. I marinai temono che il bragozzo vada tra le velme e le barene perchè sospinto dal vento e che si areni. Così tra quelle zone paludose non potrebbero neppure fuggire: sarebbero vittime delle sabbie mobili e delle acque stagnanti.
D'un tratto vedono una luce in lontananza. E' un vecchio casone costruito dai pescatori, semidistrutto. Il governo italiano non l'ha neanche restaurato, l'ha lasciato sfasciarsi, distruggersi. I pescatori gettano l'ancora, scendono dal bragozzo. Zuanin è ancora a bordo sta giocando con il suo cagnolino. "Sta sempre a giocare!" commenta qualcuno.
I marinai hanno deciso di fermarsi nel casone perché tornare a Venezia è inutile: il mare è mosso e il bragozzo potrebbe affondare. Qualcuno si domanda cosa sia quella strana luce che dal bragozzo si è vista poco prima. La risposta arriva subito: è un fuoco che arde consumando i pezzi marci del legno del casone che cadono per colpa della pioggia. Un marinaio posiziona un treppiede e una pentola sopra il fuoco poi inizia a preparare la polenta. Zuanin arriva solo allora con il suo cagnolino, perché è molto affamato.
Un marinaio sposta un tavolo impolverato vicino al fuoco e ci passa una mano sopra togliendo la polvere. Un altro toglie dal treppiede la polenta e la butta sopra il tavolo. La polenta si attacca e si raffredda piano piano.
Non appena diventa solida tutti si fanno avanti per mangiarla: Zuanin vuole prendersi una fetta ma i marinai lo fermano e lo rimproverano: <<Oggi non hai fatto altro che giocare! Svelto! Fa qualcosa per renderti utile se vuoi mangiare!>>.
Il capo ha un'idea diabolica: fare uno scherzo a Zuanin e gli dice: <<Sul ponte del bragozzo c'è un mio amico addormentato... Vai a chiamarlo e digli che venga a mangiare!>>. Zuanin va e nel frattempo i marinai si mettono a mangiare e a ridere. Un marinaio perde una lettera dalla tasca. Il vicino si mette a leggerla: poi scopre che si tratta di più lettere. Tutte d'amore, scritte da diverse donne. Questa è lussuria.
Il capo inizia a vantarsi della bella idea dello scherzo a Zuanin. Questa è superbia.
Un altro marinaio conta di nascosto dei soldi che è riuscito a rubare prima di salpare col bragozzo. Questa è avarizia.
Il marinaio che ha letto le lettere d'amore del pescatore si intristisce e inizia a odiare il suo vicino per quello che ha: lo sente migliore di lui e non riesce a sopportarlo. Questa è invidia.
Un altro pescatore inghiotte voracemente la polenta, finendola quasi subito e lasciando a stomaco vuoto i compagni. Questa è gola.
Due pescatori si guardano negli occhi: uno dei due fa una critica a quello che gli sta di fronte. Una critica cattiva, malvagia, che parla del fatto che l'altro abbia appena perso la moglie dopo lunga malattia. Questa è accidia.
L'altro risponde prendendo il compagno a schiaffi e iniziando a percuterlo. Questa è ira.
Zuanin, nel frattempo, tenta di svegliare il morto, credendolo vivo. Questo non risponde. Zuanin ha paura: c'è la burrasca. Urla dal ponte e i marinai all'interno del casone lo sentono: <<Non si vuol svegliare!>>.
Il capo risponde gridando: <<Se non si sveglia tu resti sul ponte o torni a Venezia a nuoto!>>.
Zuanin allora inizia a supplicare il morto: <<Signore, la prego, si svegli! Se non lo farà io sarò accusato dai miei compagni più grandi e non potrò neppure mangiare! La prego!>>.
D'un tratto il cadavere si alza: pare animarsi e dice: <<Ragazzo! Vai nel casone e dì che arrivo!>>.
Zuanin è contento e corre con il suo cagnolino nell'edificio in rovina gridando: <<Adesso arriva il vostro amico! Adesso arriva!>>. Il capo pensa subito che Zuanin ha capito lo scherzo e non si è neppure inorridito alla vista del morto. Il cadavere entra davvero. I marinai urlano di schifo: è proprio il morto che hanno ripescato. Il cadavere inizia a parlare: <<Voi altri, sette uomini, siete le incarnazioni dei sette peccati capitali! Il giovanetto è l'innocenza e il suo cane la fedeltà! Lui è stato sfruttato da voi! E voi lo avete fatto soffrire! Adesso vi punirò io!>>. Il cadavere strilla: <<Via la lussuria!>>. Il marinaio che ha perso le lettere si sente soffocare, cade per terra e muore sul colpo. Il cadavere grida il nome del peccato di ciascun pescatore che muore rapidamente. A un certo punto arriva al capo ed esclama: <<Via la superbia!>>. Il capo stecchisce.
Zuanin piange e abbraccia il suo cagnolino. Il morto conclude: <<Questo sia a perenne testimonianza di come l'uomo pecca e sbaglia! E questo casone si chiamerà da ora Casone dei Sette Morti e chiunque si avvicinerà sentirà urla di dolore e contrizione per i propri peccati! Tu, Zuanin, sei salvo! Io ritornerò al mare!>>. Il cadavere si lancia in acqua e si dissolve sciogliendosi e mescolandosi al sale della laguna.
D'un tratto la tempesta finisce e il mare si placa. Zuanin sale sul bragozzo e la mattina dei pescatori lo salvano portandolo a Venezia. Entrano nel Casone e trovano sette morti: li caricano sulla loro nave e ripartono alla volta della città. Mentre si allontanano sentono urla di morte e disperazione che chiedono perdono a Dio dei propri peccati e delle proprie mancanze.
Ancora oggi questi suoni e queste grida terribili si possono sentire passando accanto al Cason dei Sette Morti a qualsiasi ora. Di Zuanin non si sa più niente: forse morì anche lui, forse andò in manicomio. O forse visse felicemente, liberato dall'oppressione dei suoi compagni peccatori e malvagi.

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