sabato 7 gennaio 2012

IL CLIMA DI VENEZIA - Le tradizioni di una società "metereopatica"

Wladimir Koppen un grande del XX secolo: crea nel 1918, durante la Grande Guerra, il sistema che si utilizza ancor oggi per definire i climi del mondo... Si tratta della notissima classificazione di Koppen che cataloga la città di San Marco nel Clima Subtropicale Umido. Venezia, infatti, è una città umidissima (in fondo sorge proprio sul mare!), spazzata da venti freddi ma che d'estate viene duramente attanagliata in una morsa dall'afa d'agosto: è la cosiddetta canicola.
La ghiacciata della laguna nel 1709: un dipinto di G. Bella
Il clima, si sa, influisce sull'uomo, lo condiziona, lo costringe a modificare le sue opere per adattarsi...  D'inverno, per difendersi dal gelo ecco nascere le medievali "stue" piccole "terme" in cui nobili e poveri andavano a fare vere e proprie saune per evitare le malattie del freddo... Ma ecco anche la costruzione della "naranzaria" un edificio destinato ad ospitare gli agrumi provenienti dalla Sicilia o dai porti del Mediterraneo:  già i trattati di medicina del XVI secolo prescrivevano ai malati di bronchite e tosse di bere molto succo d'arancia, perchè guariva dalle malattie causate dal freddo. I venti che spirano dal mare e dalla terraferma sono molto forti e si sa, possono provocare otiti e disturbi alle orecchie: ed ecco nascere il commercio dei bareteri che confezionano cappelli, ecco che a Campo Santa Margherita sorge la scuola dei Varoteri, che dal "vajo" (l'ermellino) ricavavano manicotti e pellicce. Sempre il clima di Venezia condiziona i mercanti a rivendere in patria il legno che viene dalle foreste delle Dolomiti o del Bellunese, per riscaldare le case: e purtroppo tante volte i focolari domestici incendiano la città. Si diffondono anche ingegnosi trucchi e trabocchetti per scaldare le camere da letto: si portano nelle stanze i camini oppure ci si mette a dormire anche nelle cucine o nei mezzanini (i piani ribassati più facili da riscaldare), si usano antenati delle borse dell'acqua calda oppure la cosiddetta monaca: una struttura in legno che sollevava le coperte, sotto la quale si collocava un tegame con braci e carboni ardenti che riscaldavano il materasso.
Una esotica signora beve il caffè
Si diffonde anche l'abitudine di consumare la cioccolata calda ed il caffè perchè si sostiene che riscaldino e che abbiano addirittura effetti miracolosi contro certe malattie (basti pensare che i Greci descrissero il caffè come "farmaco egizio" e che certi trattati di medicina imponevano ai pazienti di bere cioccolata calda... senza sapere che queste bevande possono anche provocare dipendenza).
A Venezia si diffondono anche i caldarrostai e le fritolere, venditrici delle tipici dolci del Carnevale: figure di lavori di strada, oggi dimenticati, che ricordano un po' la vecchia Orsola, personaggio del Campiello di Goldoni, che, appunto, friggeva frittelle nelle calli e nei campi di Venezia.
Un dipinto di Pietro Longhi: "La polenta"
Un cameriere serve le padrone durante una scampagnata


Nel XVII secolo erano diffusi inoltre anche i venditori ambulanti di caffè! I Veneziani diventano golosi anche del piatto dei contadini: la polenta, che scalda lo stomaco e nutre. Per sfuggire al caldo i Veneziani ricchi fuggono nelle ville del Brenta: scene che ricordano la Trilogia della Villeggiatura, sempre del celeberrimo Goldoni. A soffrire di più il caldo sono naturalmente i gondolieri (che nei temporali estivi si riparano dalla pioggia sotto le porte dei palazzi e si mettono ad incidere figure con sassi e coltellini sui decori di pietra) ed i facchini che devono anche sopportarsi gli scherzi dei contadini. Alcuni fuggono nelle caffetterie a bere bevande rifrescanti, come le famose "acque ghiacciate"... Poi torna l'autunno e l'inverno... E tutto si ripete di anno in anno... Così possiamo affermare che la società veneziana sia stata "metereopatica": intristita dall'inverno, allietata dalla primavera e soffocata dall'estate, un mondo di personaggi che per vivere al meglio nonostante i problemi della vita e del clima hanno deciso di inventare tanti piccoli espedienti: alcuni li usiamo anche noi, oggi!

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