venerdì 20 gennaio 2012

MATTEO DA BASCIO - Un santo o un comune peccatore?

Matteo da Bascio, fondatore dei Frati Minori Cappuccini
Odiato dalla Chiesa e dallo stato ma amato dal popolo: nemico delle istituzioni e dell'ordine costituito, riformatore, mai ufficialmente riconosciuto eppure sostenuto dalla massa ma anche fondatore dei Cappuccini, eremita, predicatore e ricercato dai tribunali veneziani: tutti indizi che ci rivelano una personalità controversa, quella di Matteo da Bascio, nato nella riminense cittadina di Pennabili attorno al 1495. Va nella zona del Pesarese, entra tra i Frati Minori del Primo Ordine (cioè i discendenti diretti di San Francesco che hanno accolto la sua regola) ma va a vivere a Montefalcone, oggi in provincia di Fermo: fa l'eremita, il predicatore, vive in povertà. Molti francescani lo seguono, vanno con lui a pregare nell'eremo: i superiori si lamentano perchè non vi è un'autorizzazione specifica della Chiesa a questa nuova spiritualità.
Matteo Serafini, per tutti da Bascio (dal nome della frazione di Pennabili in cui nasce), sostiene con fermezza che le idee di povertà di San Francesco siano state distorte da un'altra famiglia di frati, i Francescani Convenutali, più disposti anche ad accettare una ricerca della ricchezza terrena... Inoltre i diretti discendenti del grande Assisate (e cioè i Frati Minori tradizionalisti) sarebbero stati corrotti e distolti dall'originario obiettivo.
Nelle sue prediche il fraticello diffonde le sue idee: è il 1520. Sul trono di Pietro sedeva Papa Leone X, al secolo Giovanni de' Medici, figlio di Lorenzo il Magnifico, fermamente convinto che l'autorità papale doveva essere rispettata da tutti e che ogni Cristiano dovesse obbedire senza fiatare al volere del Vicario di Cristo.
I Francescani tradizionalisti accusano Matteo da Bascio di voler rievocare il terribile scontro nei secoli XII e XIII tra Conventuali e Spirituali: i primi (dal quale discende l'ordine che il frate riteneva "degenerato") erano nati in contrapposizione ai secondi che avevano un'idea di povertà estrema, tale da essere vista con preoccupazione anche da San Francesco: è ancora vivo quando assiste allo "scisma Francescano" che rischia di dilaniare e distruggere l'ordine. La Chiesa perseguita Matteo da Bascio che deve fuggire a Venezia. Ma anche qui il frate è irriducibile: compie il miracolo del Ponte dell'Angelo (su cui inquisirà anche il Sant'Uffizio di Venezia), compie profezie, vola a mezz'aria, resuscita operai caduti dalle impalcature. E' pseudosantità per gli Inquisitori Veneziani: a complicare ulteriormente la situazione è una curiosa uscita del frate...
Un giorno entra in un'aula di tribunale a Palazzo Ducale, durante un processo con una lanterna: il giudice gli domanda: "Padre che fate con quel lume?" e quello risponde: "Cerco la giustizia che sempre manca in questi processi!". E' oltraggio alla corte: viene esiliato da Venezia.
Quando finalmente è riammesso, in odor di santità (secondo il popolo) muore nella chiesa di San Moisé e viene seppellito a San Francesco della Vigna.
Chiesa di San Francesco della Vigna
Oggi i Cappuccini (così si chiamano oggi i Frati che hanno accolto il suo messaggio) sono una delle famiglie religiose più diffuse: è al quarto posto. Ma c'è un piccolo particolare che ci può far meglio capire come questo santo non sia stato mai amato dal Clero: la prima famiglia per diffusione, quella Gesuita ha un santo come fondatore (Ignazio di Loyola), anche i Salesiani, seconda famiglia (Giovanni Bosco) e anche la terza, i Frati Minori (Francesco d'Assisi). Eppure pare proprio che quella personalità di "pseudosanto" di Matteo da Bascio, non vada ancora giù a Santa Romana Chiesa: probabilmente, come tante volte è accaduto, le pressioni che la Repubblica Veneta avrebbe potuto aver fatto per impedire l'apertura di un processo di beatificazion e poi canonizzazione avrebbero ulteriormente fatto calare l'oblio su questo particolare personaggio e nessuno si è più ricordato di lui e della sua esistenza... Ancora una volta sacro e profano si mescolano in un unico personaggio e ancora una volta non riusciamo a distinguere: un uomo da innalzare agli onori degli altari o uno pseudosanto? Forse un domani sapremo rispondere...

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