sabato 18 febbraio 2012

ALLA CORTE DEL DOGE - L'entourage del Serenissimo Principe

Cavalier del Doge
Sono in pochi a saperlo ma il Doge, Serenissimo Principe di Venezia manteneva nel Palazzo Ducale a proprie spese anche alcuni cortigiani e gentildonne di palazzo. Ricordiamo che per "cortigiane" si intendono oggi due significati:
  • Le gentildonne di palazzo e cioè nubili ma soprattutto mogli parenti oppure amiche di un signore che vivevano nel suo palazzo
  • Le concubine di lusso del potente
Storicamente si è deciso di chiamare le prime "gentildonne di palazzo" e le seconde, appunto "cortigiane".
Scudieri del Doge
A Palazzo Ducale non mancò nessuna delle due categorie: le prime per imitazione delle principali monarchie europee le seconde per i nobili amici e parenti del doge che erano solitamente ammessi negli appartamenti privati del Serenissimo.
Non si trattava in realtà di un gruppo molto esteso: c'era qualche decina di persone. A capitanare tutti era posto il Cavalier del Doge, il quale doveva servirlo e seguirlo in ogni manifestazione pubblica. A sua volta aveva dei sottoposti, gli Scudieri del Doge. Si occupavano di funzioni di etichetta e di anticamera.
Passando invece alla figura della Dogaressa dobbiamo tener presente che se il marito aveva funzioni religioso - civili ella, invece, aveva un ruolo culturale.
La Dogaressa di Venezia
Si occupava di tenere "salotti di conversazione" in cui parlare con artisti e poeti: naturalmente il ruolo di moderatrice era di grande importanza: attraverso la sua mediazione l'élite culturale veneta poteva più facilmente discutere con le istituzioni per le commesse delle opere pubbliche: per questo la Dogaressa divenne occasionale dispensatrice di raccomandazioni e consigli. Insomma, se il primo servo della Repubblica era il doge, la sua Serenissima Consorte era la prima serva della cultura: era importante, infatti che l'educazione di una nobildonna la preparasse anche all'arte e alla poesia: una troppo timida o rozza principessa di Venezia avrebbe fatto saltare la connessione tra la cultura e la Repubblica: un danno imperdonabile!
Ma come doveva essere vivere a stretto contatto con il doge? Sicuramente non entusiasmante come nelle grandi corti europee: leggi severissime vietavano al Doge di parlare del proprio ufficio pubblico nei suoi appartamenti privati: spioni al soldo del Consiglio dei Dieci e degli Inquisitori di Stato sorvegliavano sul rispetto della norma.
I cortigiani del Doge, inoltre, non potevano elemosinare cariche: il Serenissimo Principe doveva pagare di tasca propria il loro mantenimento. Era quindi naturale che preferisse scegliere i parenti e gli amici più cari: altre leggi impedivano a questa categoria dei conoscenti del Duca di Venezia di entrare in politica. Doveva essere una grande famiglia allargata di stampo patriarcale: una condizione molto simile a quella femminile. Gli uomini non potendo esercitare commerci e dedicarsi alla politica probabilmente non dovevano trovarsi a proprio agio a Palazzo: a divertirsi veramente erano le gentildonne che accompagnavano il Doge a messa, ridevano, scherzavano e soprattutto spettegolavano, in particolare sull'ingombrante presenza delle Cortigiane, con cui dovevano condividere il tetto. Possiamo immaginare i dialoghi di critica tra le moraliste nobili della Dominante e le sprezzanti prostitute di lusso. A sovrintendere a tutte le beghe, a tutte le critiche la Dogaresse: ecco l'ennesima testimonianza dell'importanza delle donne veneziane, vero collante di una società, perchè come scrisse Guy de Maupassant: "Le donne non appartengono a una casta o a una razza: bellezza, grazia e fascino sostituiscono per loro nascita e famiglia. La congenita finezza, l'eleganza istintiva, l'agilità della mente, ecco l'unica gerarchia, che rende le popolane uguali alle più grandi dame".

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