lunedì 27 febbraio 2012

ALVISA ZAMBELLI - Tra sacro e profano

Una docente dell'Università di Padova, ordinaria alla Facoltà di Lettere e Filosofia, la Professoressa Adelisa Malena ha evidenziato in una propria ricerca l'interessante figura di Alvisa Zambelli, ebrea convertitasi al Cristianesimo. Dal suo studio è tratto questo piccolo riassunto: per maggiori approfondimenti Studio sulla figura di Alvisa Zambelli della Professoressa A. Malena.
Una figura difficile e complessa: ogni documentazione su di lei ci proviene da una cronaca del suo confessore, di cui tratteremo più avanti.
1697: Alvisa nasce a Verona col nome di Lea Gaon dal rabbino Moisè e da sua moglie Rachele.
Ghetto di Venezia
Ancora bambina Lea si trasferisce a Spalato, in Dalmazia, sede di un contado e di una castellania veneziana. Fin da piccola pare non rispettare le tradizioni ebraiche ed anzi non sopportarle. Il padre ne ha dispiacere ma pare ci sia una ragione: ci sono apparizioni e manifestazioni del soprannaturale: Lea/Alvisa è turbata dalla visione del Diavolo ma è confortata dalla Vergine Maria col Bambino e dagli Angeli. Nel 1710 si sposa con Abramo Fiamengo, un ebreo del Ghetto di Venezia in cui va vivere: sempre in ghetto partorisce quattro anni dopo il figlio Mardocheo Fiamengo. Abramo però maltratta la moglie, la picchia e le ruba denaro e beni di valore: all'improvviso sparisce e va a Zante, dove viene battezzato e si fa Cristiano col nome di Lorenzo Zambelli. Lea inizia a viaggiare: Castelfranco, Trento, Verona. Nel dicembre 1718 fa richiesta di entrare nella Casa dei Catecumeni di Venezia, vicina alla chiesa della Salute: il Priore viene a prenderla: ma la scelta della conversione è tormentata anche dalle apparizioni diaboliche: pur di non seguire quell'uomo venuta a portarla via dalla vecchia vita si lancia da una finestra in un rio e sta per affogare ma due barcaioli la salvano: solo in quel momento vede che un angelo, pregando per lei il Signore l'ha salvata.
Il Priore osserva la scena e si porta via Mardocheo: Lea è sola, senza il figlio ed il marito: prega la Vergine Maria chiedendo la salvezza della sua anima. Il 20 maggio 1718 entra nella Casa dei Catecumeni: viene battezzata il 12 dicembre con il nome di Alvisa Lucia Aleotti (il nome deriva dal fatto che Alvisa Campalti, sua suscipiente ma anche perchè il giorno successivo al Battesimo si festeggiava Santa Lucia ed infine dal cognome della madrina, Cecilia Aleotti). Verso il 9 aprile 1719, domenica di Pasqua, lascia Mardocheo ai Catecumeni: raggiunge il marito e con lui parte alla volta di Ferrara, Bologna, Firenze, Pisa e Livorno. Ma la grande avventura è l'arrivo a Messina durante l'assedio delle truppe imperiali del Sacro Romano Impero.
In un accampamento militare partorisce una bambina: il marito torna a maltrattarla e la bannadona per andare a Smirne. In questo frangente Alvisa prende un vascello veneziano con l'aiuto di un gesuita e ritorna nella Serenissima. Alvisa e la figlia vengono ospitate nelle case di vari convertiti: la donna va anche a lavorare presso alcuni nobili che la molestano. Siamo attorno al 1727: non abbiamo nessuna notizia del marito e dei figli: Alvisa abita in una casa nella contrada di San Giacomo dell'Orio ed inizia a confidare i propri timori e i propri segreti sugli incontri con angeli e diavoli al sacerdote della chiesa in cui lei si reca a pregare, Giovanni Maria Fattori, parroco di San Giacomo. Il sacerdote è inquietato dalla figura di Alvisa e dalle sue visioni: un inquisitore veneziano, il domenicano Tommaso Gennari obbliga il Fattori a scrivere una relazione su Alvisa. Forse indispettita da tale fatto Alvisa non si rivolge più al parroco della sua chiesa e dal 1734 il loro rapporto di amicizia si interrompe. La sua figura pare quasi intoccabile: Alvisa non vuole sottoporsi all'esame della sua anima, è certa di essere una donna santa: di ciò è convinta anche donna Bernardina Manzini, sua devota, che va a vivere con lei, non più a San Giacomo ma a San Pantalon: la Manzini e la Zambelli conducono anche una campagna di diffamazione ai danni del Fattori che muore nel 1763. Suo nuovo direttore spirituale è padre Chelini della chiesa dei Frari: la descrivono come una nuova Caterina da Siena nell'ultimo documento che abbiamo su di datato 8 agosto 1735: ha ricevuto le stimmate, continua ad avere visioni.
Ma il giudizio del Fattori ancora riecheggia tra i documenti del Sant'Uffizio: ancora si ripete il dubbio: santa o peccatrice? Verità o mistificazione per ricevere elemosine da monache e nobildonne? Ancora una volta la storia non si esprime.

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